Quasimodo
La progettazione viene spesso legata al processo creativo, come se il buon progetto fosse solo il frutto di un’intuizione, di una scintilla nel pensiero che lo fa nascere. Ma la creatività è una fase del percorso progettuale, alla base c’è sempre l’analisi dei parametri e del contesto in cui il progetto si deve integrare. Ogni designer sviluppa il processo creativo in modo più o meno consapevole. A partire dalla scuola di Ulm, l’analisi dei fattori è entrata in modo determinante nel processo progettuale. Il fine è quello di individuare, attraverso una lettura analitica e critica di ciò che il mercato offre, nuove tipologie di oggetti. Vengono quindi confrontato reale e possibile, ovvero ciò che il mercato offre e ciò che potrebbe offrire. Ogni ricerca è caratterizzata dal campo d’intervento che determina i parametri di analisi. Non esiste la formula del buon progetto, ma un approccio analitico permette al designer di avere una visione oggettiva del settore dove operare.
Quasimodo nasce dalla volontà di progettare una pentola che accompagni e assecondi i gesti e le operazioni dell’utente durante la frittura. Osservando il ciclo operativo si può notare come lo “sgocciolare”, operazione indispensabile per la presentazione di un buon piatto, comporti il coinvolgimento di vari strumenti e prodotti. Questa operazione, che normalmente viene svolta fuori dal corpo di cottura, nella nuova pentola viene integrata. In Quasimodo si individuano due zone: la parte centrale dedicata alla cottura, e l’ampio bordo dove il cibo già cotto viene lasciato riposare. Quest’ultimo essendo inclinato, lascia sgocciolare l’olio in eccesso verso la vasca centrale. Inoltre, essendo il bordo riscaldato per conduzione e non per contatto diretto con il fuoco, permette di mantenere il cibo caldo senza alterarne la cottura. Un oggetto-utensile così concepito porta con se diversi vantaggi: 1) la riduzione delle operazioni; 2) la riduzione degli strumenti e dei prodotti utilizzati; 3) una maggiore igiene e pulizia sul piano di cottura.